L’etimologia della parola epidemia, che la designa quale manifestazione collettiva di malattia contagiosa (a suggerirne la portata capace di sovrastare suo malgrado l’umanità intera), riconduce all’antica Grecia. All’epoca classica risale anche la prima narrazione, in chiave mitica, che di un’epidemia la storia della letteratura occidentale annoveri ai suoi albori: il primo canto dell’Iliade di Omero, infatti, racconta notoriamente di una malattia terribile, che colpisce l’accampamento alle porte della città di Troia nel decimo anno di guerra (sec. XIII a.C.), come conseguenza... [leggi tutto il testo]
Homerus (sec. VIII a.C.)
Ilias [tr. Laurentius Valla]; Brescia, Baptista Farfengus, 1497; incipit, carta a1 recto
Biblioteca Nazionale Braidense, AL. XI. 9
Introdotto da due scritti del bresciano Bernardino Laurino (una lettera di dedica all’umanista Niccolò da Correggio e un epigramma), questo incunabolo in folio, considerato l’esito più notevole della produzione libraria di Battista Farfengo, reca la prima edizione a stampa della parziale traduzione latina del poema omerico dovuta a Lorenzo Valla (1407-1457), intrapresa dal grande umanista nel 1438 ma interrotta al canto XVI nel 1444. Pur nell’adattamento in prosa, non letterale, l’esordio dell’Iliade conserva pressoché intatto l’episodio della punizione di Apollo riversata sugli Achei sotto forma di dardi venefici portatori di peste.
Ugo Foscolo (1778-1827)
Esperimento di traduzione dell’Iliade di Omero; Brescia, Niccolò Bettoni, 1807; pp. 6-7
Biblioteca Nazionale Braidense, Sala Fosc. IV. 162
Vincenzo Monti (1754-1828)
Iliade di Omero, traduzione del cav. Vincenzo Monti. Volume primo; Brescia, Niccolò Bettoni, 1810; pp. 2-3
Biblioteca Nazionale Braidense, Sala Fosc. III. 122/1
Entrambe queste edizioni sono testimoni della peculiare virata ideologica impressa al Neoclassicismo dagli intellettuali della Milano napoleonica in cui germinarono l’ambizione e l’ispirazione letteraria di Manzoni: anziché indugiare su un conservatorismo retrogrado, il recupero del classico omerico funge da monito al contempo etico ed estetico rivolto ai giovani italiani a ritrovare i modelli e gli ideali indispensabili al riscatto nazionale. Su questa linea, gli “esperimenti” di traduzione italiana dell’Iliade da parte di Foscolo e Monti (in gara l’uno con l’altro, come peraltro dimostra la dedicatoria al secondo, premessa dal primo al proprio lavoro) sono mossi dalla ricerca dei valori fondativi di una nuova modernità.