La peste in ecfrasi. Simboli e allegorie

L’ecfrasi è l’elaborato strumento retorico che si dispone alla particolareggiata descrizione in parola di un’immagine, ingaggiando una sfida virtuosistica sul piano verbale con il campo visivo. Valenza ecfrastica ha, specialmente nell’Umanesimo e nel Rinascimento, il dispositivo polisemico dell’allegoria, come “altro parlare” aristotelico... [leggi tutto il testo]

La Grande Danse Macabre des hommes et des femmes: précédée du Dict des trois mors et dfs [sic] trois vifz, du Débat du corps et de l'ame, et de la Complaincte de l'ame dampnée; Paris, Bailleu, s.d. [ma 1862]; pp. 4-5
Biblioteca Nazionale Braidense, Misc. Nova. I. 132

Il libro propone una ristampa fedele delle xilografie della Danse macabre, pubblicata a Troyes nel 1486 da disegni di Pierre le Rouge. L’editore ottocentesco intese combinarle con i testi del coevo Miroer Salutaire scritto da Guyot Marchant, che descriveva a sua volta la danza macabra del Cimetière des Saints-Innocentsa Parigi. Il tema iconografico della danza macabra si origina con ogni verosimiglianza come diretto riverbero figurativo delle mortifere ondate pestilenziali avvenute in Europa dal sec. XIV.

 

Hans Holbein (c. 1497-1543), disegnatore; Hans Luetzelburger (c. 1495- 1526), incisore

Simolachri, historie, e figure de la morte. La medicina de l'anima. Il mondo, la via di consolare gl'infermi. Vn sermone di San Cipriano, de la mortalitá. Due orationi, l'vna á Dio, e l'altra á Christo. Vn sermone di S. Giouan Chrisostomo, che ci essorta á patienza. Aiuntoui di nuouo molte figure mai piu stampate; Lyon, Giouan Frellone [Jean Frellon], 1549; carta b8
Biblioteca Nazionale Braidense, 25. XIII. G. 37

Si tratta dell’edizione ampliata di un libello apparso già nel 1538: alle quarantuno illustrazioni originali sono state aggiunte ulteriori dodici figurazioni, di cui otto sul tema iconografico della morte. La tradizionale rappresentazione della “danza macabra” come processione unitaria è sapientemente scomposta in una successione di argute scenette satiriche, corredate da richiami biblici appaiati a versi moraleggianti, come nei due casi qui presentati, nei quali la morte scheletrica si fa beffe delle cure del medico e delle previsioni dell’astrologo, parimenti vane.

 

Cesare Ripa (c. 1555-1622)

Iconologia di Cesare Ripa perugino caualier di SS. Mauritio et Lazaro. Diuisa in tre libri ne i quali si esprimono varie imagini di virtù, vitij, […] Ampliata dal sig. cau. Gio. Zaratino Castellini […] in questa vltima editione di imagini, & discorsi, con indici copiosi, & ricorretta; Venezia, Cristoforo Tomassini, 1645; p. 112
Biblioteca Nazionale Braidense, &&. XVI. 18

È ristampa dell’edizione rivista e ampliata (1625) del libro paradigmatico di Ripa, che include nuove voci e xilografie assenti sia nella princeps del 1593 sia nella prima versione illustrata del 1603, i cui disegni sono stati attribuiti a Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino (c. 1560-1640). È questo il caso della voce Contagione, che descrive in parola e in immagine la personificazione allegorica del contagio infettivo, come una «donna giovane estenuata et pallida», che sorregge con la mano destra un ramo di noce (le cui foglie sono tossiche) e con la sinistra accarezza un basilisco (rettile fantastico ritenuto assai velenoso), mentre al suo fianco è posto un ragazzo in fin di vita.

 

Johannes de Ketham (seconda metà del sec. XV)

Fasciculo de medicina. Collectorio uniuersalissimo chiamado fasciculo de medicina, estracto dalla achademia delli antiqui, & moderni approbati medici, tractante delli accidenti delle urine, delle egritudine particular, della flobothomia, delle ferite, delli membri genitali, & breuiter de tutte le infirmita […] Composto, & con mirabel artificio compillado, per […] maistro Giouanni de Ketam allemano. Azonto el singularissimo conseio de maistro Piero de Tausignano […] contra peste. Azonta anchora la stupenda anothomia de maistro Mondino […] Nouissimamente […] reuisto, distincto, & appontado; Venezia, Cesare Arrivabene, 1522; p. XXXII
Biblioteca Nazionale Braidense, Eco. III. 77

Questo celebre compendio medico fu per la prima volta edito in latino nel 1491, munito di sole sei illustrazioni xilografiche convenzionali; il volgarizzamento fu pubblicato tre anni più tardi, con un apparato iconografico incrementato di ulteriori quattro tavole, concettualmente e stilisticamente più avanzate. Il presente esemplare, già appartenuto al semiologo Umberto Eco, ne propone la fedele ristampa del 1522, aperta all’incipit del Consilium pro peste evitanda (1398) di Pietro da Tossignano in essa incluso, illustrato dalla realistica scena del medico giunto al capezzale domestico dell’appestato, nella xilografia Pestilentia attribuita a Sebastiano Manili.

 

Andrea Alciato (1492-1550)

Andreae Alciati Emblematum libellus, nuper in lucem editus; Venezia, s.n. [ma Paolo Manuzio], 1546; p. 28
Biblioteca Nazionale Braidense, AO. X. 35

Il celebre corpus degli emblemi del lombardo Alciato è raccolto in due libri: il presente fece seguito, come edizione accresciuta, a quello pubblicato nel 1531; con l’aggiunta di un ulteriore emblema singolo nel 1550, essi ammontano complessivamente a 212. La rigorosa organizzazione 

del materiale iper-testuale comporta per ogni emblema una inscriptio (che fa da motto esplicativo), una pictura (ossia l’illustrazione iconografica) e una subscriptio (costituita da un epigramma in versi). L’esempio qui stralciato è titolato Nupta contagioso e fa riferimento alla cosiddetta gallica scabies, una grave epidemia venerea (probabilmente sifilide) poi nota come “mal francese”, che si riteneva portata in Italia dall’armata di Carlo VIII nel 1495.

 

Francesco Colonna (1433-1527)

Hypnerotomachia Poliphili, vbi humana omnia non nisisomnium esse docet. Atque obiter plurima scitu sane quam digna commemorat; Venezia, Aldo Manuzio, 1499; carte a8 verso e b1 recto
Biblioteca Nazionale Braidense, Eco. III. 27

Finanziata dal giurista Leonardo Grassi, la sontuosa pubblicazione aldina fu dedicata a Guidobaldo da Montefeltro. Il complesso titolo deriva dalla combinazione delle parole greche hypnos (sonno), eros (amore) e mache (conflitto), mentre il nome del protagonista va letto come allusivo all’amante di molti (Poli-phile), sebbene il libro sia un onirico racconto della sua personale battaglia per l’amore della sola Polia. È quest’ultima, al culmine di numerose peripezie, a ritrovarsi nel libro XXVI “percossa […] di pestifero morbo”, votando perciò se stessa a Diana nel tempio eponimo; qui trovata da Polifilo, deve a sua volta nondimeno soccorrerlo quando cade sopraffatto dalle proprie pene d’amore, come illustrato dalle due xilografie, da disegni riferiti al padovano Benedetto Bordon (c. 1445-1530).