Nell’Ottocento la peste narrata da Manzoni era solo un doloroso ricordo. Tuttavia, altre epidemie si succedettero nel tempo, in particolare il colera, il tifo, il vaiolo e, agli inizi del Novecento, la terribile influenza spagnola. In caso di contagio, a Milano i Podestà e i Sindaci emanavano severi avvisi sanitari su norme igieniche, fumigazioni disinfettanti, chiusure di luoghi pubblici... [leggi tutto il testo]
Antonio Ghislanzoni (1824-1893)
Lettera a Giulio Ricordi [Lecco, 16 dicembre 1872]; verso della carta
Archivio Storico Ricordi, LLET 00798
A un paio d’anni dall’adattamento operistico de I Promessi Sposi composto da Errico Petrella, il librettista (noto soprattutto per i versi di Aida scritti per Giuseppe Verdi) esprime a Giulio Ricordi le sue preoccupazioni di ordine economico conseguenti a una prolungata degenza, che aveva afflitto lui e la consorte: “Non debbo però tacerle che quest'anno, co’ miei due mesi di malattia, e i sei mesi toccati a mia moglie, qualche sbilancio è accaduto nelle mie partite domestiche. Prevedo che alla fine d'anno, tra medici e farmacisti e assistenti ecc. avrò un bel peso da sopportare”.
Giuseppe Verdi (1813-1901)
Lettera a Giulio Ricordi [Sant’Agata, 11 novembre 1886]; recto della carta
Archivio Storico Ricordi, LLET 001204
La missiva fu scritta poche settimane prima della messa in scena di Otello (la penultima opera di Verdi) al Teatro alla Scala. Il celebre compositore (autore, peraltro, del Requiem per Manzoni, la cui prima esecuzione avvenne nella basilica milanese di San Marco il 22 maggio 1874) vi esprime vivamente la preoccupazione che, se l’epidemia di colera fosse arrivata a Milano in maniera severa, avrebbe fatto saltare anche la rappresentazione: “Maledetto Colèra!! Da Genova mi scrivono come di cosa leggerissima passeggiera, da nulla… Voi m'allarmate... Vedremo!”.
Arnold Böcklin (1827-1901)
Cholera, Entwurf [Lichtdruck], da Heinrich Alfred Schmid, Arnold Boeklins Skizzen; «Pan», a. IV, fasc. 1 [luglio 1898], pp. 46-48; tavola fotografica fuori testo
Biblioteca Nazionale Braidense - Emeroteca, PER. 0929
Il disegno, il cui originale si conserva allo Hessisches Landesmuseum di Darmstadt, fu eseguito già nel 1876 per un dipinto allegorico mai realizzato, che avrebbe rappresentato il colera sotto forma di personificazione scheletrica della morte, in atto di mietere numerose vittime con la propria falce, cavalcando un mostro alato sprigionante un fiato venefico. L’iconografia fu tuttavia fedelmente ripresa nel 1898 per Die Pest, un dipinto oggi custodito al Kunstmuseum di Basilea (città natale dell’artista simbolista). Böcklin si era ammalato di colera a Roma nel 1855 e quando il morbo divampò a Monaco nel 1873 lasciò la città, cercando rifugio a Firenze con la sua famiglia.
Pietro Mascagni (1863-1945)
Lettera a Giulio Ricordi [Pesaro, 16 maggio 1898]; verso della carta
Archivio Storico Ricordi, LLET 010783
Rispondendo a una precedente specifica richiesta di Ricordi, il compositore lo informa dell’esistenza di un “estratto fluido di noce di Kola che si prende a goccie nel caffè ecc. ecc. La polvere è la Pyretic Saline che si trova nelle farmacie inglesi e serve per dolori di testa, indigestioni, bile, tifo, vaiuolo, colera, febbre gialla ecc. ecc.”.
Giacomo Puccini (1858-1924)
Lettera a Carlo Clausetti [Viareggio, 5 novembre 1918]; recto della carta
Archivio Storico Ricordi, LLET 000605
Scritta verso la fine della Grande Guerra, la missiva all’amministratore di Casa Ricordi contiene un’esclamazione di fiducia e speranza del compositore con riferimento al progressivo estinguersi della cosiddetta Spagnola, il morbo epidemico drammaticamente coinciso con gli anni del primo conflitto mondiale: “Qui la spagnola va scomparendo. C'è un magnifico sole pare Primavera!”.
Alessandro Manzoni (1785-1873)
Lettera a Leopoldo di Toscana, minuta [Milano, 31 ottobre 1834]; carta 1 recto
Biblioteca Nazionale Braidense, Manz. B. I. 62/5
Manzoni informa il Granduca di Toscana della morte della figlia Giulia Manzoni D’Azeglio a causa della tubercolosi: “È piaciuto al Signore di ritirar dal mondo la mia figlia maggiore, nel fior degli anni, sui principi d’un fortunatissimo matrimonio e d’una fortunata maternità”; la minuta ricorda anche la morte della moglie Enrichetta.
Alessandro Manzoni (1785-1873)
Lettera a Gaetano Cattaneo [21 ottobre 1840]; carta 1 recto
Biblioteca Nazionale Braidense, Manz. B. XXXII. 36/5
Manzoni dà notizia di una rapida e gravissima meningite del figlio Pietro: “Cattaneo carissimo, Posso finalmente prender la penna, per parlarti d’un pericolo, che, grazie al Cielo, è cessato. Il mio Pietro, assalito da una violenta meningite, dopo sessanta ore di delirio, è, a quest’ora, ricuperato, mediante una risoluta e prudente applicazione del salasso e del tartaro stiliato. Ieri mattina cominciarono a diminuire i sintomi funesti […]”.
Spese per acquisti in farmacia [1846, da Conti di casa in fogli sparsi]
Biblioteca Nazionale Braidense, Manz. Ant. X. 2.2/193
La ricevuta, compilata in italiano e in francese, attesta l’acquisto da parte di Manzoni di ritrovati farmaceutici galenici.
Alessandro Manzoni (1785-1873)
Lettera ad Antonio Sogni [Lesa, 10 novembre 1855]; carta 1 recto
Biblioteca Nazionale Braidense, Manz. B. XXXIII. 90
Manzoni lamenta che “il cholera non è totalmente cessato né a Milano, né nell’altre parti della Lombardia”, esprimendo nel contempo la richiesta di informazioni sulle condizioni in cui versa il territorio, a fronte dell’inquietudine dell’intero gruppo familiare: “Noi siamo quasi sulle mosse, ma prima di prenderle, mia moglie vorrebbe sapere a che siano le cose su questo proposito, e a Milano e sulla strada da Sesto a Milano per Gallarate […]”.
Alessandro Manzoni (1785-1873)
Lettera a Emilia Luti [Milano, 13 marzo 1856]; carta 1 recto
Biblioteca Nazionale Braidense, Manz. B. XXXIII. 170
Manzoni chiede scusa a Emilia Luti di non potere occuparsi di una questione, perché troppo preoccupato delle gravi condizioni di salute della figlia Matilde, malata di tisi: “Ieri ho avuto notizie desolanti della salute della mia povera Matilde. Pensi come sto; mi scusi se non posso ora pensare a una cosa che m’interessava tanto; mi compatisca; preghi per quella mia povera angelica creatura […]”.