L'Europa dei lazzaretti

Lazzaretto è la parola, fatta discendere per tradizione etimologica dal lebbroso Lazzaro della nota parabola evangelica, con la quale si designa il ricovero approntato per gli appestati, sia per isolare il contagio mediante la quarantena, sia per provvedere alla cura... [leggi tutto il testo]

CONTENUTO ONLINE: Scopri una veduta del Lazzaretto di Milano (dalle Raccolte Storiche di Palazzo Morando). Questo dipinto è una copia ottocentesca del dettaglio inferiore della "Madonna dei tencitt" del 1630, attualmente in deposito alla Ca Granda per il restauro.

Jacques Callot (c. 1592-1635)

Capitano de’ Baroni, da Varie figure di Iacopo Callot, di seguito a: Stefano della Bella, Recueil de diuers griffonnements & preuues deau forte; s.l. [Roma?], Collignon et alii, s.d. [ma post 1633]; carta 47 verso
Biblioteca Nazionale Braidense, AB. VIII. 31

Le 25 calcografie tratte dalle acqueforti dell’artista francese, accluse all’album del collega italiano, costituiscono nel loro insieme la fortunata serie Les Gueux, anche detta Les Mendiants e infine - con evidente intento umoristico - rinominata Les Barons. Disegnata nel 1617 verso la fine del soggiorno di Callot a Firenze e successivamente incisa a Nancy tra il 1622 e il 1623, la serie è frutto della diretta osservazione di mendicanti in Italia. La rappresentazione del degrado fisico conseguente al diffuso stato di malattia colerica intende porsi come realistica, sebbene l’insistenza sulle grimaces fisiognomiche tracimi sovente in un esito satirico e persino caricaturale.

 

Ludovico Antonio Muratori (1672-1750)

Del governo della peste, e delle maniere di guardarsene, trattato di Lodovico Antonio Muratori […] diviso in politico, medico, et ecclesiastico; Modena, Bartolomeo Soliani, 1714; pp. 132-133
Biblioteca Nazionale Braidense, B. V. 3699

Il libro dell’ecclesiastico modenese, considerato uno dei padri della storiografia italiana, è al contempo uno spaccato di vita sociale di Ancien régime, un esempio impressionante di aggiornata erudizione medica, una gustosa raccolta di ricette e di pratiche anti-pestilenziali, una ricca esposizione di problemi di diritto canonico. Soprattutto è esempio di un approccio alla politica operoso, sobrio e pratico, che fonda la propria razionalità sul concorde governo - civile ed ecclesiastico - dei corpi individuali e collettivi di una società storicamente e concretamente strutturata.

 

Jean Jacques Manget (1652-1742)

Traité de la peste recueilli, des meilleurs auteurs anciens & modernes. Et enrichi de remarques & observations theoriques & pratiques. Par le sr. Manget d. en m. médecin de la personne de s.m. le roi de Prusse […] Avec une table très ample des matieres; Genève, Philippe Planche, 1721; Première partie [antiporta illustrata al frontespizio], Deuxième partie [antiporta didascalica al frontespizio]
Biblioteca Nazionale Braidense, B. VII. 4289/1-2

L’opera del medico ginevrino, esperto in malattie epidemiche (dalla peste bubbonica alla tubercolosi), era improntata alla disposizione di misure draconiane per assicurare la quarantena e prevenire la diffusione del contagio, facendo riferimento alla pestilenza divampata a Marsiglia nel 1720 come caso di studio. Il libro è soprattutto noto per l’iconica immagine del medico della peste (con la maschera che ha “les yeux de cristal et un long nez rempli de parfums”), illustrazione dell’antiporta al frontespizio del primo tomo, cui corrisponde la didascalia descrittiva in antiporta al frontespizio del secondo (qui entrambi esposti in apertura).

 

John Howard (c. 1726-1790)

An account of the principal lazarettos in Europe; with various papers relative to the plague: together with further observations on some foreign prisons and hospitals; and additional remarks on the present state of those in Great Britain and Ireland; London, J. Johnson, C. Dilly, and T. Cadell, 1791; p. 2, tav. I
Biblioteca Nazionale Braidense, A. XV. 2566/2

Seconda edizione ampliata di un lavoro per la prima volta pubblicato nel 1789 a seguito del conferimento di una laurea honoris causadall’Università di Dublino, raccoglie le ricognizioni rese possibili all’autore, filantropo britannico promotore di una riforma del sistema penitenziario e sostenitore delle ragioni di più umane condizioni di degenza nelle strutture ospedaliere, dai numerosi viaggi compiuti in tutta Europa per oltre 42 mila miglia. Il volume, munito di ben 44 tavole illustrate sotto forma di inserti pieghevoli, si espone aperto in corrispondenza della prima, che è una dettagliata pianta del lazzaretto di Marsiglia, con didascalie in francese.

 

Alessandro Manzoni (1785-1873)

Pianta del lazzaretto di Milano [schizzo e note autografi]; manoscritto cartaceo [una sola carta compilata su ambo i lati]; penna e due inchiostri [bruno e rosso], carta bianca; mm 313 x 205
Biblioteca Nazionale Braidense, Manz. B. XXX. 19

Acquisito nel 1924 dal Pio Istituto per i Figli della Provvidenza, riporta sul retro una nota di possesso di Teresa Borri Stampa (“strada tenuta da Renzo nel lazzaretto - dis. Fatto da Al. Manzoni, e da lui dato a me Teresa B. S. m.”), che certifica l’attribuzione alla mano del consorte non solo degli scritti ma anche del sommario rilievo grafico schizzato al recto. Le note autografe correnti entro il perimetro della pianta, riferentisi alla destinazione dei diversi locali del lazzaretto di Milano, sono state tratte dal volume di Alessandro Tadino, qui esposto, come dichiarato dalla titolazione autografa che corre in alto: “Lazzaretto grande, 1630. Tadino, pag. 58 e 59”. Di particolare interesse, come rilevò la vedova, si dimostra tuttavia la puntinatura data in inchiostro rosso del “Giro ideale di Renzo” (ovvero il percorso da lui compiutovi nel romanzo), con l’indicazione delle postazioni di altri personaggi: Fra Cristoforo, Lucia, i bambini.

 

Alessandro Tadino (c. 1580-1661)

Raguaglio dell'origine et giornali successi della gran peste contagiosa, venefica, & malefica seguita nella Città di Milano, & suo Ducato dall'anno 1629. sino all'anno 1632. Con le loro successiue prouisioni, et ordini. Aggiontoui un breue compendio delle più segnalate specie di peste in diuersi tempi occorse […] Con diuersi antidoti descritti da Alessandro Tadino […]; Milano, Filippo Ghisolfi, 1648; pp. 58-59
Biblioteca Nazionale Braidense, Manz. XIII. 19

Posseduto da Manzoni e da lui postillato tra il 1821 il 1823, questo libro, non illustrato, si offre aperto alle pagine corrispondenti alle notizie che il romanziere ne trasse per schizzare la sua pianta schematica del lazzaretto milanese, nel foglio autografo qui esposto. Conservatore del Tribunale della Sanità con Ludovico Settala, Tadino non era tuttavia tenuto in grande stima da Manzoni, che ne definì l’opera “scritta con le gomita” per la confusionaria asseverazione della delirante dottrina degli influssi maligni e delle unzioni venefiche come cause della peste.