L’epidemia di peste bubbonica, che si originò nei territori dell’impero bizantino sotto Giustiniano nel sec. VI, arrivò nella sua fase culminante a decimare oltre cinquemila vittime al giorno nella sola Costantinopoli. Sebbene il primo focolaio divampasse nell’anno 541, l’esercito bizantino era sbarcato in Italia sin dal 535, con inevitabile estensione del contagio durante... [leggi tutto il testo]
Paolo Diacono (c. 720-799)
Della origine et fatti dei re Longobardi, tradotto per m. Lodouico Domenichi; Venezia, Gabriel Giolito De Ferrari, 1548; carte 15 verso, 20 recto
Biblioteca Nazionale Braidense, 25. XV. B. 2/2
Paolo Diacono (c. 720-799)
De gestis Langobardorum libri 6. Ad ms. & veterum codicum fidem editi; Lugduni [Lyon], Officina Plantiniana [apud Franciscum Raphelengium], 1595; pp. 48-49
Biblioteca Nazionale Braidense, MM. VII. 34
I due piccoli volumi in 8° sono tarde edizioni (in volgare e in latino) della Historia Langobardorum, che Paolo Diacono della chiesa di Aquilea aveva scritto tra il 789 e il 792. Se ne presenta qui per entrambi il quarto paragrafo del secondo libro, dedicato alla horibil pestilentia che fu nella Liguria (nel testo latino: in provincia Liguriae maxima pestilentia exorta est). L’epidemia narrata (nota come “peste di Giustiniano” per essere scaturita a Costantinopoli tra il 541 e il 542) ebbe infatti il suo primo focolaio italiano in Liguria, durante la dominazione bizantina sulla Penisola. Si ritiene che l’autore friulano abbia potuto offrire più di uno spunto a Boccaccio, che dell’opera possedeva una copia.
Francesco Petrarca (1304-1374)
Opera latina [ed. Sebastian Brant]; Basilea, Johann Amerbach, 1496; carte b6 verso, c1 recto
Biblioteca Nazionale Braidense, AK. XI. 27
Il Querulus costituisce la Aegloga IX del Bucolicum Carmen, col quale si apre la collazione umanistica di scritti latini di Petrarca recata da questo incunabolo in folio. Scritta in tempi pressoché coincidenti con la grave epidemia di peste del 1348, questa egloga descrive, mediante un dialogo tra Teofilo e Filogeo, il diffondersi e l’infierire del flagello (la cui scaturigine è indicata nel primo contagio tra le greggi; vv. 65-75), facendo da premessa alle due successive (con cui compone la triade delle egloghe dette “del dolore”), nelle quali è dapprima deplorata la dipartita dell’amata, morta di peste (X. Laurea occidens), dando poi espressione a contrizioni luttuose (XI. Galathea).
Giovanni Boccaccio (1313-1375)
Il Decameron di messer Giouanni Boccacci, cittadin fiorentino, di nuouo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi antichi, & alla sua vera lettione ridotto dal caualier Lionardo Saluiati, […] Et in questa vltima impressione adornato di figure appropriate a ciascheduna nouella; Venezia, Alessandro Vecchi, 1597; carta +8 verso, p. 1
Biblioteca Nazionale Braidense, SS. V. 24
Prediletta dall’Accademia della Crusca, l’edizione curata da Leonardo Salviati risulta parzialmente emendata, al fine di porre il capolavoro di Boccaccio (scritto tra il 1349-1350 e il 1351-1353) al riparo dalle reprimende dell’Inquisizione, per i suoi contenuti anticlericali ed erotici. L’interesse di questa edizione risiede tuttavia principalmente nell’apparato iconografico che la correda, costituito da 101 vignette xilografiche: a quelle che accompagnano ognuna delle cento novelle narrate in dieci giorni (da cui il titolo) si aggiunge infatti l’illustrazione al Prologo alla Prima Giornata, qui offerta in visione, con la scena dei dieci giovani protagonisti (sette donne e tre uomini) in atto di ritirarsi, per scampare alla “peste nera” che imperversa a Firenze nel 1348.
Luigi Sabatelli (1772-1850)
Torso virile riverso; Busto virile; Due teste virili; Nudo virile sdraiato [studi preparatori alla acquaforte La peste di Firenze dal Boccaccio descritta], c. 1801; penna e inchiostro bruno, carta bianca; mm 134 x 145, mm 135 x 145, mm 112 x 135, mm 80 x 200
Pinacoteca di Brera - Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, inv. 988, 989, 990, 991
Acquisiti per prelazione da Mattia Jona nel 2009, i quattro disegni sono riconosciuti come accurati studi dell’accademico delle belle arti per altrettanti dettagli di figure di appestati, nell’ampia composizione di ispirazione classicista seicentesca sul tema della peste boccaccesca, dedicata al mecenate Pier Roberto Capponi, che, per ammissione del figlio dello stesso Sabatelli, Gaetano, risultò presto essere la sua opera più nota e apprezzata (altri studi preparatori sono conservati alla Galleria d’Arte Moderna di Roma). La lastra di rame, incisa da Angiolo Volpini, richiese un anno di lavorazione e fu consegnata allo stampatore solo il 5 gennaio 1802.
OPERA NON IN MOSTRA
Luigi Sabatelli (disegnatore), Angiolo Volpini (incisore)
La peste di Firenze dal Boccaccio descritta, 1802; acquaforte; mm 653 x 865 (misure inciso), 725 x 992 (misure foglio)
Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, inv. ST 0950